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L'ATTESA (WAITING)

(installation, 2015)

 

"Aspettare è ancora un'occupazione. È non aspettare niente che è terribile."
Cesare Pavese


"Gli uomini non vivono, ma sono sempre in attesa di vivere: rimandano tutto al futuro"
Seneca

"In queste opere Bärbel Schmidtmann accosta una serie di bigliettini numerati, apparentemente tutti uguali, ciascuno datato e segnato però da un tempo e uno spazio preciso, dedicato all’attesa.

Una raccolta di piccoli biglietti numerati che portano a riflettere sull’esistenza dell’uomo e la sua presenza al mondo: il numerino dal salumiere o delle Poste Italiane diventa un “io” senza personalità, carattere o passione. Ecco allora che la persona diventa una fra le tante, non si caratterizza, non incontra l’altro… aspetta il suo turno, da sola. Si sa di dover attendere per ritirare una raccomandata, tanto quanto nella vita.

La dimensione del tempo assume anch’essa allora un significato profondo, se guardato attraverso i foglietti accostati sulla tela scelti dall’artista che, di giorno in giorno, perdono vivacità poiché anonimi e sbiadiscono insieme ad un tempo che ha vita propria, nonostante noi.

Il tema del numero, dell’uomo e del tempo in cui è chiamato a vivere e ad attendere (una lettera, la felicità?) invitano lo

spettatore ad interrogarsi sull’esistenza ed il desiderio di capire chi si è, nella propria individualità."

Cristina Boaretto

Nelle sue opere come "L’attesa  1 - Poste Italiane" e "L’attesa – 2 - Imob, Venezia" accosta una serie di bigliettini numerati, apparentemente tutti uguali, ciascuno datato e segnato però da un tempo e uno spazio preciso, dedicato all’attesa. Una raccolta di piccoli biglietti numerati che portano a riflettere sull’esistenza dell’uomo e la sua presenza al mondo: il numerino dal salumiere o delle Poste Italiane diventa un “io” senza personalità, carattere o passione. Ecco allora che la persona diventa una fra le tante, non si caratterizza, non incontra l’altro… aspetta il suo turno, da sola. Si sa di dover attendere per ritirare una raccomandata, tanto quanto nella vita. La dimensione del tempo assume anch’essa allora un significato profondo, se guardato attraverso i foglietti accostati sulla tela scelti dall’artista che, di giorno in giorno, perdono vivacità poiché anonimi e sbiadiscono insieme ad un tempo che ha vita propria, nonostante noi.

Il tema del numero, dell’uomo e del tempo in cui è chiamato a vivere e ad attendere (una lettera, la felicità?) invitano lo spettatore ad interrogarsi sull’esistenza ed il desiderio di capire chi si è, nella propria individualità.

 

Dott.ssa Elena Vidale

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